Altri caduti

Non scrivo niente a riguardo dei sei soldati morti in Afghanistan, perché da un lato mi sembra normale, anche se triste, che in un teatro di guerra ci siano dei caduti, e dall’altro non ho le idee chiarissime sugli sviluppi della situazione afghana e non so quindi cosa dire. In fin dei conti per parlare di cose che non si sanno ci sono già i giornalisti.

Devo però notare che come al solito la risposta italioide agli eventi è stata emotiva, apodittica e non ragionata. Tra le varie cose che mi è capitato di leggere ce ne sono alcune che sono cretine, altre che sono solo scorrette. Nella speranza che una valutazione oggettiva ed equilibrata della situazione diventi la norma e non l’eccezione nel dibattito politico, ho quattro tesi da criticare.

  • Non è una missione di pace perché si spara

Una missione di pace non si fa in un territorio dove c’è la pace, altrimenti non ci sarebbe nulla da pacificare. Una missione di pacificazione (forse sarebbe più corretto come termine) implica che c’è gente che spara, e quindi è ovviamente un’azione di guerra. Se non lo fosse ci andrebbero i boy scout e non i soldati. Il termine "missione di pace" è un eufemismo, ma che la si chiami così o "nation building", "pacificazione" o "esecuzione del mandato ONU" la sostanza non cambia. Nella classifica delle cretinate, questa affermazione è in alta posizione.

  • In Italia ci sono 1300 morti sul lavoro l’anno e nessuno ne parla

C’è gente che non legge i giornali che dice che di morti sul lavoro non se ne parla. In realtà ovviamente tutti sanno che non se ne parla meno di un paio di volte al mese, e quindi se ne parla eccome, ma il "non se ne parla" è un artificio retorico, un po’ come quando gli antisemiti dicono "non si parla delle sofferenze del popolo palestinese", sofferenze che hanno accompagnato i miei pranzi e le mie cene (per via del telegiornale) per tutta la mia vita. Pazienza. Sicuramente comunque è vero che i morti in guerra sono morti sul lavoro: ma quelle due o tre persone l’anno (su diecimila) che muoiono in questo strano lavoro hanno un rischio di morire circa dieci volte superiore alla media nazionale. 1300 morti su 23000000 di lavoratori e 2 o 3 morti su 10000 soldati danno percentuali ben diverse. Sono parzialmente simpatetico con l’argomento perché tutto sommato dire in giro che in guerra si rischia di morire potrebbe contribuire al realismo nelle analisi. Si fa di tutto per non parlarne mai, e il risultato è che l’opinione pubblica fa finta che non sia così, tranne quando ci sono veramente dei morti.

  • L’atto dei talebani è terroristico

La definizione di Glucksmann ("Il discorso dell’odio") di terrorismo è "atto contro i civili etc etc". Se ne deduce che far saltare in aria un pullman turistico è terrorismo, ma un far saltare in aria un blindato è un atto di guerra, come bombardare una roccaforte talebana. Fortunatamente abbiamo più bombe noi. Per lo stesso motivo, parlare di terrorismo per la strage di Nassyrya è errato. Il terrorismo talebano c’è, visto che è ben noto che ospitavano basi di Al Qaeda: non c’è bisogno di forzare il concetto, a rischio di fargli perdere significato e trasformarlo in uno slogan propagandistico. Al Qaeda in Iraq è terrorista quando uccide i civili nei mercati, non quando uccide i soldati americani: in questo caso è soltanto un nemico, e come tale viene giustamente preso a mitragliate. Tutto qui.

  • La guerra è una porcata

A differenza della guerra in Iraq che probabilmente – mi spiace per gli iraqeni – sarebbe stato meglio non iniziarla mai, quella in Afghanistan era giustificata: dopo l’11/9 non si potevano lasciare basi di Al Qaeda libere in giro per il mondo, e bisognava distruggerle e punire i regimi che appoggiavano i terroristi. Comunque, anche se fosse che nessuna delle due guerre è giustificata, bisogna rendersi conto che per fare la pace tra N persone servono N persone che lo vogliono: per fare la guerra ne basta 1 che non lo vuole. Logicamente questo si chiama "operazione logica AND" e notoriamente le porte logiche AND a molti ingressi danno sempre in uscita "0", cioè non-pace, tranne in rarissimi casi di unanimità degli ingressi. Questo fa sì che la guerra non dipende dalla nostra volontà ma da quella altrui (anche dalla nostra, SE siamo aggressori, e quindi non nel caso dell’Afghanistan), e quindi dire che la guerra è una porcata è come difendersi da un ladro urlandogli che la proprietà è sacra. Si chiama wishful thinking, ed è una malattia mentale. Il moralismo contro la guerra è irrilevante: da che mondo e mondo i nemici si combattono con le bombe e non con le prediche. Chi non è d’accordo è libero di cercare un altro universo dove le cose non stanno così, ma nell’universo che conosco non c’è molto da fare a riguardo.

PS Ci sarebbe poi la vexata quaestio dell’uso del termine eroe per definire ogni caduto. Il problema è facilmente risolvibile: io non andrei dall’altra parte del mondo, ma neanche sotto casa, a rischiare una probabilità di morte 10 volte superiore alla media dei lavoratori italiani. Quindi per me è giustificato, non foss’altro per la semplice presenza sul campo.

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6 risposte a Altri caduti

  1. cachorroquente2 ha detto:

    Contesto il tuo ultimo punto: le basi di Al Qaeda non erano solo in Afghanistan. Che la base delle operazioni fosse in Afghanistan, e che il regime talebano fosse l’unico che collaborasse attivamente con le stesse, è possibile ma non sicuro (di certo c’è solo che questo era il messaggio della propaganda USA).

    La guerra in Afghanistan era motivata dal principio: “bisognava pur fare qualcosa”. Questo principio, in questo blog e in altri di segno affine, è ampiamente (e spesso giustamente) sbertucciato, basta applicarlo a
    – la crisi economica
    – la povertà
    – il fallimento dell’Alitalia…

    Sul resto sono d’accordissimo. Se si va in guerra, ci si va per sparare e si rischia di venire sparati. Sono mesi che si assiste a un aumento significativo delle vittime americane e britanniche, lo stupore è ridicolo. La situazione in Afghanistan è un casino, e si sapeva, l’idea che si prendano delle decisioni strategiche in base a un singolo evento bellico è grottesca.

    Piccolo appunto anti-berlusconiano: la maggioranza al governo è altrettanto internazionalmente irresponsabile della sinistra radicale ai tempi del governo Prodi, con la differenza che questa è sempre stata coerente (e nello specifico aveva pure ragione IMHO).

  2. Libertarian ha detto:

    Pensavo che il coinvolgimento Mullah Omar / Osama Bin Laden fosse certo, mi informerò.

    Sinceramente non so cosa abbiano detto i politici, sto chiuso in laboratorio da stamattina alle 8:30 e uscirò tra mezz’ora. E quando uscirò me ne sbatterò comunque delle reazioni di Palazzo Chigi / madama / Montecitorio. 🙂

  3. pierinolapeste ha detto:

    Sul rischio di morte esistono lavori più pericolosi del militare, per esempio non ho sottomano in questo momento i numeri esatti, ma sono certo che il rischio di morte sul lavoro dei fantini sia molto maggiore di quello dei militari, considerato che i militari attuali sono tutti professionisti, il fatto di considerarli eroi mi sembra un semplice residuo culturale.
    Sul fatto che la guerra in Afghanistan fosse abbastanza pericolosa penso sia sufficiente un infarinatura di storia per immaginarlo.
    Ricordo che Khatami aveva tentato di coinvolgere gli Usa nella lotta contro i talebani, dato che la diffusione della droga tra i giovani iraniani e un problema abbastanza serio, ma forse per giustificata sfiducia e forse solo per scarso realismo politico l’amministrazione USA non accettò mai.

  4. Libertarian ha detto:

    In effetti ho visto delle statistiche aggregate (totale morti / totale lavoratori) e non dati più realistici disaggregati.

    Su Khatami non lo sapevo, però non mi pare difficile credere che Bush abbia perso un’occasione per non mettersi nei casini. E’ anche interessante notare che la tossicodipendenza può essere un asset strategico. 🙂

    Mi sono invece informato sull’Afghanistan e i talebani, grazie a Wellington, e mi pare che:

    1. Omar e Bin Laden si erano imparentati
    2. Al Qaeda aveva quasi tutte le basi fisse in Afghanistan (ne aveva in Sudan, ma ricordo fossero state bombardare da Clinton tipo nel 1995, o qualcosa del genere).
    3. Bombardare qualsiasi stato dia appoggio attivo al terrorismo è l’unica strategia che mi viene in mente per impedire ad AQ di farsi una struttura logistica stabile e capace di organizzare attentati su più vasta scala di un’organizzazione semiclandestina.

    Se le cose stanno così, reputo la guerra in Afghanistan assolutamente giustificata*, anche se indubbiamente difficile. Forse sarebbe stato meglio se non ci fosse stata una dispersione di forze in Iraq.

    * Direi che per giustificare una guerra servano però due condizioni. L’una è avere un motivo di sicurezza credibile, e nel caso dell’Afghanistan c’era, l’altro è avere un piano in grado di funzionare. In questo caso ci sono problemi di nation building che potrebbero compromettere il risultato del 2001, però che il nation building richieda oltre una decade mi pare scontato. In Italia abbiamo smesso di ammazzarci nei primi anni ’50; in Giappone gli americani se ne sono andati tardi.

  5. Kaelidan ha detto:

    D’accordo in toto, solo un piccolo appunto sulla definizione di attentato terroristico. Non conosco la definizione esatta di Glucksmann, ma il riferimento ai civili mi pare estremamente ragionevole (purtroppo a causa del radicalizzarsi delle posizioni in seno alle Nazioni Unite (i.e. per la questione israelo-palestinese) non è stato ad oggi possibile avere una definizione di terrorismo unanimemente accettata dalla comunità internazionale).

    Secondo me però, tenendo a mente che l’attacco ha causato anche un numero abbastanza alto di morti civili (mi pare 10) non mi pare irragionevole definirlo terroristico. Se l’attacco ad una caserma militare (v. Nassiriya) in un teatro di guerra può essere definito “atto di guerra”, farsi saltare in aria nel mezzo di un mercato (sto facendo un esempio radicale) per colpire una pattuglia nemica di passaggio per me è comunque terrorismo…

  6. Libertarian ha detto:

    E’ un po’ borderline, perché altrimenti sarebbe terroristico anche colpire un lanciamissili nascosto sopra il tetto di una scuola elementare, situazione non rara in Palestina. E’ ovvio che se posso scegliere tra colpire il nemico nel deserto e colpirlo in un mercato e scelgo il secondo c’è una forte componente terroristica, ma se non c’è una tale alternativa, la distinzione tra terrorismo e collateral damage (o l’omicidio per interposta persona commesso da chi mette i lanciarazzi sopra la scuola di cui sopra) mi sembra meno netta.

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