Analisi e responsabilità

Di recente ho letto alcune cose sul budget della difesa USA, e come sempre ho notato che l'approccio liberale e soprattutto libertarian alla questione è puramente contabile: si parlava di cifre, non di servizi prodotti (la difesa è un servizio utile, sebbene difficile da quantificare).


Un approccio puramente economico e di public choice mostrerebbe le rendite di posizione tipiche del settore pubblico che probabilmente generano sprechi nelle commesse militari: alla fine certamente la Boeing non è meno lobbysta delle banche, dei costruttori, degli agricoltori, dei sindacati, della Ford, etc. Questo ha senso perché si tratta di guadagni di efficienza: fissare le regole per tagliare i costi a parità di servizio. Purtroppo non si faceva neanche questo: si proponevano tagli, senza neanche un'analisi della situazione internazionale. Le analisi costi/benefici di cui gli economisti si vantano – e che così spesso sono solo cifre in libertà – non erano neanche all'ordine del giorno.

La politica internazionale è una cosa complessa che richiede conoscenze specialistiche, del resto, e non ci si può aspettare che un economista sia in grado di farne una credibile. Il problema non è tanto non saperle fare, infatti, ma illudersi di non doverle fare: l'ignorante non è irresponsabile se è consapevole di esserlo e agisce in base a questa consapevolezza, lo diventa se impiega strumenti concettuali palesemente inadeguati, magari per un motivo ideologico o ancora più semplicemente per sentirsi a posto con la coscienza.

Difficile quantificare l'insensatezza delle argomentazioni che ho sentito da parte dei libertarian negli ultimi cinque o sei anni: fanno però il paio con quelle dei Bertrand Russell che con Hitler al potere proponevano il disarmo unilaterale dell'Inghilterra, e con la Russia dotata di ordigni nucleari proponevano il disarmo unilaterale degli USA. Si può essere più stupidi di Bertrand Russell? Mai porre limiti alla provvidenza: c'è chi andò in Unione Sovietica durante gli anni di Stalin e tornò nel mondo civile dicendo che era il paradiso (Sydney e Beatrice Webb).

Russell operò in un momento dove le sue scemenze potevano costare, e infatti nel primo caso costarono care, alla civiltà, e di fatto fu uno dei responsabili intellettuali dei massacri di Hitler, che non avrebbe potuto fare nulla fino al 1940 se ci fosse stata una immediata reazione militare da parte occidentale, mancando di forze sufficienti. Con la caduta dell'URSS ci si è illusi che ci si poteva permettere di essere irresponsabili perché "la storia è finita", e la libertà a cui tutti aspirano è la libertà dalle conseguenze delle proprie azioni, l'unica libertà che non sovraccarica la nostra coscienza, ma anzi la anestetizza completamente.
 

Purtroppo la storia non è finita affatto, e dunque bisogna pensare sempre in termini concreti e mai farsi portare a conclusioni preconfezionati da un'ideologia usata come religione. L'alternativa migliore è stare zitti: non è obbligatorio dire qualcosa se non si ha nulla da dire. Chi non capisce i vantaggi comparati non dovrebbe parlare di dazi doganali, e chi non sa nulla di politica internazionale non dovrebbe parlare di strategia.


Però questo non basta: purtroppo per agire politicamente, anche solo per votare, occorre un minimo di consapevolezza di ciò che succede. E siccome l'elettorato attivo consiste nel mettere una crocetta per far decidere cose che non si capiscono a persone di cui spesso non ci si può fidare, le democrazie hanno un problema strutturale quando si tratta di prendere decisioni di politica internazionale sensate, esattamente come lo hanno quando si parla di politica economica: entrambe le cose sembrano troppo serie da essere lasciate ai politici, ma così va il mondo, e bisogna trovare un modo per rendere queste scelte più efficienti. Questo nel caso della politica economica significa più spesso che no non far niente, ma che lo stesso valga in politica internazionale è dubbio.

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